Sono tornate le lucciole, Paolo
mixed techniques
variable dimensions
2021
ITA
Durante la residenza Lido La Fortuna AIR ho camminato, per i campi, alla ricerca di qualcosa che catturasse la mia attenzione, il mio interesse e attivasse la ricerca.
Ad ogni passo una perfetta finestra rinascimentale prospettica mi si apriva davanti, e l’occhio fuggiva, al centro. Ed io a tale perfezione non avevo nulla da aggiungere, era già tutto lì, la matematica e la storia insieme. Ma mi sono accorta, nei giorni, che c’era qualcos’altro da vedere.
Il mio occhio cadeva irrimediabilmente su questi muri di sambuco in fiore, spine e ginepri che si ergevano dai fossi artificiali tra un campo e l’altro, interponendosi di volta in volta tra me e il campo successivo, rendendolo inaccessibile. A distanza ravvicinata, andare dal punto A al punto B della vastità prospettica non era più possibile.
Queste visioni piatte sovvertono le idee alla base della rappresentazione del paesaggio: non mostrano orizzonte, non hanno alcuna profondità prospettica, né punto di fuga centrale ed infinito, vanno contro le caratteristiche alla base del concetto di veduta. Difatti essa svanisce in una sorta di estraniante distanza media e tutto esiste su un singolo piano, senza alcuna via d'ingresso o di uscita.
Il risultato è una serie di immagini che potremmo definire distillazioni di un paesaggio contraddittorio e dialettico, rivelatore di altrove da cui riflettere sullo sguardo e la distanza.
Il titolo del progetto prende le mosse dal mio vissuto personale, che l’esperienza di residenza ha illuminato e amplificato, estendendone la raggiera fino a toccare immaginari collettivi e significati universali.
Paolo era il nome di mio padre. L’ultima volta che vidi una lucciola, era tra le sue mani grandi, nel giardino di casa, un’ultima sera d’estate che ero una bambina. Nel titolo, mi rivolgo a lui.
Paolo è anche il nome di Pasolini, Pierpaolo Pasolini. Nel titolo, mi rivolgo anche a lui.
Il primo febbraio del 1975 esce sul Corriere della Sera un suo articolo, dal titolo Il vuoto del potere, passato alla storia come L’articolo delle lucciole.
In questo testo Pasolini, con acuta lucidità, denuncia “qualcosa” che è successo dieci anni prima: la scomparsa delle lucciole. Pare che nei primi anni sessanta, a causa del crescente inquinamento dell’aria e dell’acqua, siano cominciate a scomparire le lucciole, senza che nessuno se ne accorgesse davvero.
Il lettore più sensibile si rende subito conto che quella delle lucciole è una metafora per qualcosa di più tragico (se davvero qualcosa mai potrà dirsi più tragico della scomparsa delle lucciole), ma sottile allo stesso tempo.Per tutto l’articolo, lo scrittore non esplicita mai chiaramente chi o cosa siano davvero queste lucciole scomparse. Intendeva forse gli intellettuali? O le arcaicità umane? Le interpretazioni sono molteplici.
In Come le lucciole Georges Didi- Huberman,attraverso il confronto diretto con la poetica di Pasolini e con quella di altri, su tutti Giorgio Agamben, parla a Pasolini come ad un amico, e lo rincuora: le lucciole ci sono ancora, vivono, e resistono, malgrado tutto.
Con una lucidità disarmante Didi-Huebermann non si ripiega nel lutto per il passato, come aveva fatto Pasolini, e questo gli permette di guardare con intelligenza il nostro presente, il cui declino non prelude alla fine dell’uomo, dell’antropologico, del puro sentire, anzi apre le porta ad una poetica delle sopravvivenze: le lucciole, invisibili alla luce del riflettore, fanno luce al buio, e disegnano i sentieri laterali del pensiero.
Rivedere le lucciole, a Cartoceto, dopo circa 20 anni ha provocato in me commozione per il ricordo e gioia sconfinata per il ritrovamento. Ma più di tutto ha attivato la riflessione su cosa potrebbero significare le lucciole e il loro ritorno oggi, o meglio, cosa potrebbe significare tornarle a vedere oggi.
Il nostro tempo si sta manifestando in tutta la sua contraddittorietà e precarietà, questa difatti sembra essere un’era di consapevolezze e cambiamenti, in cui vedere le lucciole, e cercarle, capirle, studiarle, salvarle, amarle, e soprattutto riconoscerle, significa diventare persone del proprio tempo, nel proprio tempo e per il proprio tempo.
L’esperienza di residenza ha illuminato in me la consapevolezza che le lucciole pasoliniane non sono mai andate via, non vanno mai via, non andranno mai via: bastano occhi a riconoscerle affinché esistano.
Durante la residenza le ho viste sotto il tavolo della cena, nei campi di notte, nell’amore con cui i miei compagni di residenza portano avanti le loro ricerche, nella fiducia della comunità che ci ha accolto, nell’autenticità dei rapporti che si sono creati. E nell’arcaicità di tutto questo: come i primi uomini attorno al fuoco, gli artisti attorno al tavolo.
ENG
The title of the project comes from my personal background, that the experience of Lido La Fortuna AIR has illuminated and amplified, extending its radius towards collective imaginaries and universal meanings.
The result is a series of images that we could define as the distillation of a contradictory and dialectical landscape, revealing an elsewhere from which to reflect on the concepts of gaze and distance.
Paolo was my father’s name. The last time I saw a firefly, it was in his big hands, when I was a little girl. In the title, I turn to him.
Paolo is also the name of Pasolini, Pierpaolo Pasolini. In the title, I also turn to him.
In 1975 he published “Il vuoto del potere”, known to history as “L'articolo delle lucciole”, in which Pasolini denounced the disappearance of fireflies.
The more sensitive reader immediately realizes that that of fireflies is a metaphor for something more tragic, but invisible at the same time.
Did Pasolini mean human archaisms? Human archaisms as survivals, survivals resistant to the reflector’s light, so Georges Didi-Huberman defined them years later.
To see the fireflies again after 20 years, besides moving me, made me think about what Pasolini’s fireflies and their return could mean today, or rather what it could mean to be back at seeing them today.
Our time is manifesting in all its contradictions and precariousness, in fact this seems to be an era of awareness and changes, in which to recognize the survivals, and look for them, understand them, save them, love them, means to be people of our time, in our time and for ourtime.
The experience of residence has illuminated in me the awareness that Pasolini’s fireflies have never gone away, they never go away, they will never go away: as long as there will be eyes to recognize them, they’ll be possible.