Nina mea. Note sull'appartenere
Nina mea. About belonging
archival pigment print
variable dimensions
2023 - on going
During my artistic residency at VIR Viafarini-in-residence (Milan, 2023) I had been carrying out a reconnaissance work in my personal archive, which comes from the need to unfold unsolved traumas with my native land, under the light of a reborn aesthetic and sociopolitical consciousness.
Cinematic sequences of a familiar elsewhere, never seen before, came out.
In detail these are shots taken between 2017 and 2019 in my native land, San Felice Circeo, the place of the mythical encounter between Ulysses and the sorceress Circe in the Odyssey.
With this land of mine, I have a visceral relationship: throughout my growth, the folklore related to the myth of the sorceress Circe, along with the resulting commercial communication superstructures, had completely saturated my perception, making me blind to the epiphanic visions and deaf to the sirenic calls that daily inhabited my places.
At the time of these shots the geographical detachment had instead cleaned my senses, and at every occasional homecoming the wonder was ever greater and, like a flint, made inscrutable sparks fly in the air.
I had therefore started to shoot as if I were discovering an unknown, ancient continent. I saw, in the cockpit of my camera, other places and times, never experienced, manifesting themselves in the photographic framing as if they had always been there and just waiting to, finally, be seen.
ita
Durante il periodo di residenza artistica presso VIR Viafarini-in-residence (Milano, 2023) ho svolto un lavoro di ricognizione nel mio archivio personale, che viene dalla necessità di dispiegare traumi irrisolti legati alla mia terra natale, alla luce di una rinnovata coscienza estetica e di classe.
Nel dettaglio si tratta di scatti realizzati tra il 2017 e il 2019 nella mia terra natale, il Circeo, luogo del mitico incontro tra Ulisse e la Maga Circe nell'Odissea. Con questa mia terra, ho un rapporto viscerale.
Durante tutta la mia crescita il folklore legato al mito della maga Circe, insieme alle sovrastrutture di comunicazione commerciale dello stesso che ne derivano, avevano saturato completamente la mia percezione, rendendomi cieca alle epifaniche visioni e sorda ai sirenici richiami che quotidianamente abitavano i miei luoghi.
Ai tempi della realizzazione di questi scatti il distacco geografico aveva invece ripulito i miei sensi, e a ogni saltuario ritorno a casa lo stupore e la meraviglia erano sempre maggiori e, come pietre focaie, facevano volare imperscrutabili scintillii nell’aria.
Avevo quindi cominciato a scattare come se stessi scoprendo un continente sconosciuto, antico. Vidi, nel pozzetto della mia macchina fotografica, luoghi e tempi altri, mai esperiti, manifestarsi nell’inquadratura fotografica come se fossero sempre stati lì ed aspettassero solo di essere, finalmente, visti.