Eea
ITA
Stampa ai sali d’argento, dimensioni variabili.
Eea è il nome latino dell’isola della maga Circe nell’Odissea. L’isola Eea, identificata oggi con il Monte Circeo, è la mia terra natale.
Come Indacoterra, anche Eea intende raccontare del riverbero del mito nel paesaggio, partendo da intuizioni visive.
Vivere lontano dalla mia terra d’origine per alcuni anni ha fatto sì che i sentimenti di perdita e nostalgia siano una costante che si ripropone, e che mi porta a ripensare i miei luoghi d’origine. Questo sforzo di ricordare provoca un’idealizzazione e insieme una distorsione dei luoghi, che perdono, nel tentativo di immaginare, le loro peculiarità geografiche, piuttosto sfumano, universalizzandosi in terre di ogni luogo.
Eea si compone di una serie di fotografie realizzate con una fotocamera analogica 35mm e stampate in camera oscura.
Si tratta di immagini riprese senza grandi tecnicismi, difettose, raccolte senza un ordine predefinito e nell’arco di anni, in forma diaristica e non narrativa. Questi appunti visivi, raccolti nel tentativo di creare un archivio di ricordi che non ritraesse i paesaggi ma che piuttosto ne sublimasse la loro essenza, guardati da una lontananza sia temporale che spaziale, assumono un’imprevista forma narrativa. Ma è un tipo di narrazione esclusivamente visiva, di rimandi iconografici e connessioni immaginifiche che raccontano un luogo non attraverso le sue rappresentazioni, bensì attraverso i segni che l’occhio ne ha distillato, e che ne costituiscono l’essenza.
ENG
Silver gelatin prints, variable dimensions.
Eea is the Latin name of the island of the sorceress Circe in the Odyssey. Eea Island, today identified with Mount Circeo, is my homeland.
Like Indacoterra, Eea also tells of the reverberation of myth in the landscape, starting from visual intuitions.
Living far from my homeland for some years has meant that the feelings of loss and nostalgia are a constant that recurs, and that leads me to rethink my places of origin. This effort to remember causes an idealization and at the same time a distortion of places, which lose, in an attempt to remember, their geographical peculiarities and rather fade, universalizing in lands of every place.
Eea consists of a series of photographs taken with an analog 35mm camera and printed in the darkroom. These images were taken without great technicalities, they are defective, collected without a predefined order and over a period of years, in diaristic and not narrative form. These visual notes, taken in an attempt to create an archive of memories that did not portray the landscapes but rather sublimated their essence, watched from a distance both temporal and spatial, assume an unexpected narrative form. But it is a visual narration, of iconographic references and imaginative connections that tell about a place not through its representations, but through the signs that the gaze has distilled, and that constitute its essence.